Effetti e conseguenze virtuose della interdisciplinarietà praticata alla Paolo Grassi
Il progetto Orlando Furioso nasce dall’unione di tutti i 18 neodiplomati nelle classi Autore Teatrale, Recitazione e Regia della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano
Si tratta di un gruppo di giovani under 35 provenienti da tutta Italia che hanno scelto di condividere le specifiche competenze acquisite nel corso dei tre anni di studio e di proseguire il lavoro assieme.
L’obiettivo del progetto è quello di studiare una possibilità di teatro collettivo che possa vivere anche in luoghi non convenzionali e in cui il lavoro d’attore sia il perno centrale.
I protagonisti
Il Collettivo è formato da Attori, Registi e Autori diplomati nel triennio 2019/2022
Mario Berretta, Eleonora Brioschi, Emma Bolcato, Matteo Finamore, Domenico Fiorillo, Lorenzo Giovannetti, Carola Invernizzi, Leonardo Moroni, Lorena Nacchia, Elena Contenta Patacchini, Giorgio Vincenzo Pesenti, Giuseppe Pipino, Giulia Rossoni, Alice Sinigaglia, Antonio Somma, Riccardo Vanetta, Vito Vicino,
Sofija Zobina.
Lo studio
Il primo periodo di ricerca svoltosi nelle prime due settimane di settembre 2022 a Penne, in Abruzzo, è stata l’occasione per ritirarsi dalla frenesia della città ed immergersi profondamente nello studio dell’Orlando Furioso. Da questi primi dieci giorni di residenza artistica sono emerse tematiche che hanno permesso al gruppo di appassionarsi e trovare un punto in comune con l’immenso materiale di partenza. Il capolavoro dell’Ariosto, a quattrocento anni dalla sua stesura, è un’opera potentemente giovane: un inno all’irrazionalità, una celebrazione del potere dell’immaginazione, uno spaccato delle più violente passioni che agitano l’animo umano. Gli eroi dell’Orlando Furioso vengono sempre richiamati al dovere, a combattere, ma per svariate ragioni si perdono in mille viaggi che li allontanano dalla guerra, distraendoli dal proprio obiettivo. La distrazione degli eroi molto rapidamente si trasforma in diserzione, diventando una profonda questione politica; in nome di un ideale o di un’ossessione i cavalieri si scoprono poeti, combattenti sì, ma in nome di una bellezza che non è possibile trovare sul campo di battaglia.
Come uscire da questo campo di battaglia è diventata quindi la grande domanda di tutto il lavoro di ricerca, precisa oggi più che mai nel descrivere un mondo che non rinuncia al conflitto e non sa esistere al di fuori di esso. Per i personaggi del poema, come per ciascuno degli attori, lasciarsi distrarre dalle infinite sfumature della follia, dalle inutili vie dell’amore e le tortuose incertezze della poesia è un antidoto alla modernità, una finestra su quell’altra bellezza che a volte, lontano dalla Storia, riesce a salvare il mondo.
Oltre al percorso di ricerca sul materiale il gruppo si dedica a pratiche di training, improvvisazione e composizione, confermando grande interesse nell’approfondire e coltivare lo studio di pratiche teatrali apprese durante la formazione accademica, con l’obiettivo di creare un linguaggio poetico che sia condiviso e personale.