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Come un fiore che spacca l’asfalto
Quando si cerca di dimostrare una teoria chi ne paga di più è la storia. Con maggiore attenzione chi cerca di raccontare deve trovare un modo per rispettare la memoria della storia senza strumentalizzare chi l’ha attraversata. Il tentativo della messa in scena è tradurre scenicamente i meccanismi della memoria, attraverso i quali la realtà che si è vissuta perde di contorni netti, si sfuma e si ripropone con un’immagine fumosa e opacizzata. Uno schermo o, meglio, una fotografia, una finestra, una lastra di ghiaccio, sono l’unico elemento in uno spazio scenico spoglio dal quale emergono personaggi e ricordi. La storia è agita attraverso i corpi delle attrici che interpretano le tre sorelle: espongono la carne e le sue fragilità ma trovano il modo di cicatrizzare e non soccombere. Come un fiore che spacca l’asfalto. Storie di abusi e violenza domestica riempiono le pagine dei giornali e sono solo la punta dell’iceberg. Può un fatto di cronaca, un racconto personale, diventare un ricordo partecipato e collettivo, una riflessione sul nostro vissuto?
Athos Mion e Silvia Guerrieri