Generazione Amleto a cura di Massimo Navone

Lunedì 24 febbraio 2020.
Emergenza virus. La Paolo Grassi chiude il cancello. Ci ritroviamo, con il 1° corso Autore e Regia, in isolamento domiciliare. Una situazione per noi teatranti fisico-promiscui beffardamente ‘drammatica’. Arrendersi o reagire? Decidiamo di mettere in campo una controffensiva tanto potente quanto spericolata: Amleto, l’emblema del Teatro.
Imbracciamo i testi, carichiamo le traduzioni, ed eccoci appostati dietro agli schermi dei nostri computer come sentinelle sugli spalti di Elsinore. Spegniamo le luci di casa e lo Spettro ci appare diafano nel riflesso dello schermo. Proviamo a interrogarlo e, come da copione, non ci risponde. Cominciamo furtivi a seguire il Principe su e giù per le scale tortuose dei suoi pensieri. Visioni di solitudine domestica risuonano nelle sale vuote del castello, il nostro tempo sospeso entra in ritmo con il suo. Nascosti con Polonio dietro un arazzo, per un soffio non moriamo al terzo atto.
Ci aggiriamo impauriti nei sotterranei cercando vie d’uscita che sappiamo già di non poter trovare. Ed ecco il dubbio amletico... perderci con Gertrude nei labirinti fragili dell’esistenza, o lasciarci naufragare con Ofelia tra le onde scure del Mare che non c’è? Per un attimo tutto è chiaro, siamo una generazione tradita e piena di traditori. Non importa, mai arrendersi! Ci facciamo beffe della trappola di Claudio, siamo rintanati ma non siamo topi. Ci battiamo eroici a colpi di Teatro e Spada fino al quinto atto. Trafitti dalla punta avvelenata di Laerte, cadiamo a terra col nostro Principe tra le braccia. Amleto, in fin di vita, vota per Fortebraccio re di Danimarca, alcuni di noi ci vedono del marcio e votano ‘no’.
Sabato 25 aprile, data della Liberazione.
Facciamo i conti con la storia. Il resto non è ‘silenzio’ perché restano ai posteri 8 video sequenze, capitoli di una nuova storia da guardare e ascoltare. Creazioni incrociate di 8 giovani artisti che, con i loro appunti di viaggio scarabocchiati in corsa con mezzi di fortuna, riportano ancora una volta lo sguardo di una nuova generazione sulle tracce del Principe di Danimarca. Incursioni amletiche del terzo millennio che, nella consapevole disordinata imperfezione, svelano immaginari inediti e personalità ricche d’ingegno e di talento. Orazio non c’è, non sappiamo dove sia finito. Quindi le consegniamo a voi, augurandovi buona visione.
Massimo Navone
P.S: Come nella canzone finale di ‘Kiss me Kate’ di Cole Porter, posso dirvi che ‘Grazie a Shakespeare’, ma soprattutto grazie ai miei gagliardi compagni di avventura, il tempo della solitudine è volato.

Un secolo fuor di sesto: contenuti speciali in 4 episodi a cura di Sara Chiappori

Fare o non fare Amleto, questo è il problema.
Abbiamo studiato i maestri del teatro del Novecento, gli eretici, gli insubordinati, gli irriducibili, i folli, i saggi, i guerriglieri gentili. Più che un corso, una corsa, inseguendo l'utopia del teatro in queste settimane di emergenza e quarantena che hanno messo al confino i corpi ma non i cervelli. La didattica a distanza non ha piegato gli otto giovani talenti che ho avuto la fortuna di avere come allievi. Hanno immaginato, inventato, rielaborato, rovesciato, scardinato. Hanno omaggiato e tradito i padri, che non sempre chiedono vendetta. Sono andati a cercare Amleto là dove non c'era o c'era anche troppo, come è nella natura degli spettri. Dalle parti di Mejerchol'd, di Artaud, di Kantor, di Ronconi, di Carmelo Bene, i maestri che hanno scelto per mettersi alla prova. Come alchimisti temerari hanno trasformato Amleto nella pietra filosofale.
Fin dove si sono spinti, lo potete vedere in Un secolo fuor di sesto: 4 contenuti speciali per 8 variazioni. Time out of joint, come dice Amleto nel primo atto, come lo è stato il Novecento e come lo è il nostro, di tempo. È anche il titolo di un romanzo di Philip Dick, ma questa è un'altra storia, o forse no.

Una sperimentazione realizzata con tecnologie a portata domestica, baldanza creativa non allineata e molto amore. Intuizioni, deragliamenti, assemblaggi, alleanze ribelli, testamenti rivoluzionari, fantasmi a tempo di valzer, viaggi psichedelici, ipotesi antidogmatiche, innesti sorprendenti, fratellanze inedite. Del resto, caro Orazio, ci sono più cose in cielo e in terra di quante non ne sogni la tua filosofia.
Grazie, my fellows of infinite jest.
Sara Chiappori