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CASTING: "Io sono il vento" (Eg Er Vinden, 2007)

di Jon Fosse
esercitazione di regia di Clio Saccà
progetto a cura di Claudio Autelli
13 marzo – 8 aprile 2017

di Jon Fosse

esercitazione di regia di Clio Saccà

progetto a cura di Claudio Autelli

13 marzo – 8 aprile 2017

La Civica Scuola di TeatroPaolo Grassi

ricerca 1 attore e 1 attrice per l' esercitazione di regia

Io sono il vento (Eg Er Vinden, 2007)

di Jon Fosse

esercitazione diregia di Clio Saccà

progetto a cura di Claudio Autelli

13 marzo – 8 aprile 2017

Il piano didattico del 2°anno regia trova il suo centro nella messinscena da parte di ciascun allievo del corso di un breve atto unico della drammaturgia contemporanea, allo scopo di mettersi alla prova nel lavoro con gli attori e gli altri strumenti della regia in forma possibilmente compiuta. Considerando fondamentale poter misurarsi con risposte attoriali attendibili si ritiene importante il coinvolgimento di attori già formati. L’esercitazione prevede 4 settimane di lavoro, incluse 3 repliche interne alla Paolo Grassi.

A tale scopo cerchiamo1 attore e 1 attrice di età scenica fra i venticinque e trent'anni che abbiano attitudine al lavoro vocale, buona predisposizione al linguaggio poetico e a quello della narrazione. Attitudine all’improvvisazione. L’uomo (L’uno) è preferibile con lineamenti non troppo marcati, la donna (L'Altro) ha l’aspetto androgino.

L’Uno e L’Altro si conoscono da tempo, chi sono? L’Altro non è mai stato su una barca a vela, L'Uno sì e spesso; L'Altro pone un’infinità di domande, L'Uno cerca di rispondere ma gli risulta difficile perché “uno vuole dire una cosa/e ne dice un'altra”; L'Altro è l’unico a scendere a riva, L'Uno è quello che si concede sempre un bicchierino in più. L'Uno vuole andare con il vento, L'Altro verso la luce del faro. Per L'Altro il viaggio in barca è un rito d'iniziazione, è un passaggio di timone durante il quale vive l'ineluttabilità della separazione. Per L'Uno è un viaggio verso la leggerezza e il movimento. Insieme rivivono e raccontano la loro esperienza. L’Uno e L’Altro non sono caratteri o tipi riconoscibili; sono il To be (L’Altro) e il Not to be (L’Uno) amletici fatti presenze sceniche. Sono due aspetti contrastanti di una psiche tragicamente scissa tra il desiderio di vivere, affrontando dunque i dardi dell’oltraggiosa fortuna e quello di porre fine ad ogni affanno, salutare per sempre la malinconia e la paura. Essere o non essere il vento?

Tempistiche

Il casting si svolge in 3fasi:

- selezione preliminare sarà fatta in base al materiale inviato(entro il 26 gennaio invio materiale, entro 30 gennaio comunicazione delle convocazioni per la prima selezione)

- primaselezionesu convocazione (6, 7, 8 febbraio). Ai candidati sarà comunicato e inviato il materiale per la prima selezione insieme alla convocazione.

- selezione finale(21-22 febbraio). Un blocco di lavoro su parte.

Gli interessati devono spedire la loro candidatura, corredata di curriculum e due foto (1 primo piano e 1 figura intera)ed eventuali link videoa casting.paolograssi@gmail.comentro il 26 gennaio.Nell’oggetto della mail si chiede di indicare titolo dello spettacolo, nome e cognome (es. Traditi_Paolo Rossi).

Si chiede di indicare la propria disponibilità di giorni e fasce orarie per i giorni del 6, 7, 8 febbraio.

E’ prevista retribuzione.

Saranno prese in considerazione solo candidature di attori diplomati presso accademie riconosciuteo con esperienza professionale equiparabile.

L’Autore
Jon Fosse (Haugesund, 1959), drammaturgo, poeta e romanziere norvegese, è vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui due Premi Ibsen e un Premio Ubu nel 2004 come migliore testo straniero. Ha da sempre considerato fonti d’ispirazione per la sua poetica il paesaggio naturale e il mare della sua terra, la passione per la pittura ad olio e la musica. Non a caso ha iniziato a scrivere testi per le melodie che componeva con la chitarra e a tutt'oggi scrive pièces come scriverebbe canzoni: “A play is a poem standing up”.Gli autori a cui si sente più affine sono Flaubert, Trackl, Cechov, Beckett e Sarah Kane. Le sue opere sono scritte in nynorsk o neonorvegese, una lingua “artificiale” creata durante il Romaticismo e usata solo dal 15 % della popolazione. I titoli dei suoi testi teatrali più importanti sono:Il nome (1995), Qualcuno arriverà (1996), Madre e figlio, E la notte canta (1997), Sogno d’autunno (1998), Pomeriggio, Inverno (2000), La ragazza sul divano (2003), Variazioni di morte (2001) e Sonno (2005). Tradotti in oltre quaranta lingue, sono stati rappresentati, solo nei primi anni Duemila, più di un centinaio di volte dai registi più famosi del panorama internazionale, tra i quali Thomas Ostermeier, Claude Régy, Lukas Hemleb e Patrick Chéreau e in Italia da Valerio Binasco, Renzo Martinelli, Marco Sgrosso e Valter Malosti.
Io sono il vento L'illusione serve per esplorare luoghi pericolosi.” (D. Donnelan)
Io sono il vento si svolge “in una barca immaginaria, un’illusione. L’azione è anche immaginaria, non dovrà essere eseguita, è una illusione”. I personaggi, L’Uno e L’Altro, in uno spazio rarefatto e astratto, navigano verso l'insenatura di un isolotto dove attraccano, sostano per rifocillarsi per poi dirigersi al largo. Nel frattempo il vento si alza, il mare si ingrossa. L'Uno lascia il timone a L'Altro e si posiziona sul ponte facendosi scivolare in acqua. L'Altro prova a soccorrerlo ma L'Uno, inghiottito dalle onde, si lascia trasportare dal mare in tempesta. L'Altro scorge la luce del faro e si dirige verso la costa cercando la salvezza. Le loro strade si dividono. Oppure no?
Breve storia di un brevissimo giro in barca, Io sono il vento è anche una metafora, un sogno e una domanda.
Note di regia: Dire l'Indicibile
Io sono il vento è uno degli ultimi testi di Jon Fosse: è un distillato del suo linguaggio e dei suoi temi. Come un bocciolo delicato, pronto a schiudersi nonostante il vento di fine inverno, contiene la ricerca del senso dell’esistere senza avere la pretesa di poterne svelare il mistero. Della contemporaneità coglie ed esprime l'ipersensibilità all’incertezza e l’instabilità magmatica delle cose umane guardando in faccia la paura, il male di vivere, la fame di amore e l’insostenibile ineluttabilità della morte. Gli uomini tentano di trovarsi specchiandosi in se stessi e negli altri ma vedono solo immagini scheggiate. Perché prima o poi tutti abbiamo cercato di ritrovare il vento ed il movimento in noi stessi. Ma Io sono il vento è anche un gioco filosofico che si serve di dialoghi ritmati come un singhiozzo esistenziale e di un linguaggio implosivo, secco ma anche ricco di tersa bellezza. L'autore esprime l'intima psicologia umana soprattutto nelle pause e nelle interruzioni dei dialoghi:“Le cose più importanti non possono essere dette […] e proprio in questo consiste la mia arte poetica: dire l'indicibile. Quindi è necessario esprimerle nello spazio del non detto, nel silenzio, nelle pause”. I personaggi si muovono ed interagiscono nello spazio del ricordo, del sommerso che, tra le onde agitate, vuole tornare a galla. La barca e il mare sono zone psichiche, sono apparizioni momentanee che permettono loro di rivivere una storia che si ripete. E forse sempre si ripeterà.