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Riscrittura del Mito: il laboratorio di Magdalena Barile

Riscrivere Medea con un video

Giulia Cermelli, autrice del secondo anno, presenta MEDEA 4n, materiale audiovisivo realizzato per il laboratorio di Magdalena Barile in collaborazione con i Danzatori della Paolo Grassi

MEDEA 4n

Di Giulia Cermelli
Con Tommaso Cavalcanti, Alice Corio, Ludovica Manco, Selene Tognoli

Presentazione

“La fede giurata è svanita nel nulla, e non riesco a capire se gli dèi di un tempo non esistono più, secondo te, o se pensi che oggi tra gli uomini valgono nuove leggi”

Questa riscrittura di Medea nasce da un tempo di crisi, un tempo in cui era impossibile avvicinarsi gli uni agli altri, in cui la compresenza, anima del teatro, è stata messa in un cassetto ad aspettare tempi migliori. Questo progetto nasce da una domanda che si è fatta sempre più grande durante la quarantena: e adesso? Che fare della danza, del teatro, dell’arte che si crea stando insieme sulla scena, come salvarli adesso?

Per questo ho deciso di affrontare una riscrittura fisica di Medea attraverso il video: in un momento in cui lo spettacolo come lo conoscevamo fa fatica a resistere, perché non prendere ciò che abbiamo imparato e appoggiarlo sulle spalle di un nuovo mezzo, attraverso il quale può arricchirsi e rinascere?

Ho chiesto quindi a quattro danzatori di mandarmi dei video selfie seguendo una storyboard che ho dato loro, usando le ambientazioni di casa, così diverse ma così simili nelle loro funzioni, come filo conduttore delle storie, per creare non tanto un’illusione di compresenza, ma un fil rouge che ci porta attraverso la tragedia.

I danzatori impersonano Medea, Giasone, Glauce e il Coro, scarnificando la tragedia per trarne gli elementi che a me sono penetrati di più nel profondo: i pilastri incrollabili della storia e dell’umanità dentro di essa, che sono sopravvissuti fino ad oggi, e sopravviveranno anche alle sfide che l’oggi ci pone di fronte.

TEMA /Apollineo e dionisiaco/ Una borghesia di buone maniere che chiude e soffoca, e la disperata necessità di cambiare qualcosa che porta alla tragedia. La tragedia di Medea potrebbe svolgersi in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo, è un evento extra-ordinario in uno scenario di vita comune, del quale non ci stupiamo. E’ l’atto che ci sorprende, il coraggio di agire, Medea che si sbilancia nel dionisiaco per infrangere tutte le leggi umane. Ne resta solamente una: la legge del dolore. Il dolore di Medea ci colpisce come un pugno, ed è questo dolore che ci porta alla grande domanda della tragedia: chi ha ragione? E, alla fine, quando anche il dolore viene consumato, rimane il dubbio.

Personaggi

CORO voyeur, rappresenta la tendenza della società contemporanea ad avere una curiosità morbosa per le tragedie quotidiane, è come se si cercasse una catarsi: è successo, lo guardo, mi riempio gli occhi dell’orrore per calmare il mio tumulto interiore che potrebbe portarmi a farlo. Guardare dentro l’abisso è un canto per calmare l’abisso dentro di noi. Il coro rappresenta il nostro occhio, quello del pubblico, è il coro che viene lasciato solo con il dubbio, insieme a noi.

MEDEA donna che incarna l’alterità, all’inizio passiva e succube dei principi razionali, ma, dopo il primo omicidio, svegliata dal dolore, si lascia andare all’oscuro e all’irrazionale: l’uccisione dei figli è solo una conseguenza naturale dell’abisso che la abita

GIASONE incarna la razionalità e la forza dell’Occidente, principi apollinei che vengono schiacciati dal dolore irrazionale femminile

CREUSA all’inizio simile a Giasone nei colori e nella qualità dei movimenti, ma quando entra in relazione con Medea cambia: la sua energia femminile pervade i suoi movimenti

Soggetto

ATTO 1 Medea vede Giasone e Creusa che fanno l’amore, e capisce che

la sua fine è vicina. Giasone, dopo essere stato scoperto, mette le

carte in tavola e dice a Medea che deve andarsene, che lui e Creusa si

sposeranno e che gli deve lasciare i figli, perché loro sono in grado di

mantenerli.

ATTO 2 Medea, sola nel dolore, decide di uccidere Creusa, che, nel frattempo, ha scoperto che Giasone è ancora sposato con lei e che le ha mentito. Creusa, quindi si lascia uccidere, sentendosi più solidale con il dolore di una donna che con le bugie di un uomo. Medea, dopo questo omicidio, non può più tornare indietro, ha già pianificato l’omicidio dei figli ed è completamente dominata dal dolore

ATTO 3 Medea chiama Giasone e uccide i figli di fronte a lui. Dopo l’omicidio, restiamo con il coro, nel suo dolore. Medea, alla fine, dà fuoco ai figli e l’alba sorge a portarsela via. Il coro, rimasto solo, spegne il sole in segno della morte della speranza. Non c’è più niente da fare.

USO DEL VIDEO Le azioni sono compiute da performers soli, ognuno chiuso in casa propria. Ma la trama si svolge in un unico ambiente: casa di Giasone e Medea. Sono gli oggetti che tengono insieme le scene: gli oggetti, minimali e simbolici, e le ambientazioni (camere da letto, cucine, bagni) sono il fil rouge delle azioni e delle reazioni. Infatti, nonostante i performers siano inscritti nella solitudine delle loro stanze, il montaggio si prende carico di mandare avanti la trama. Non c’è nessuna illusione di compresenza ma si vuole dimostrare un assunto: io posso soffrire anche quando l’oggetto del mio dolore è lontano da me. La possibilità della storia esiste ancora, nonostante la compresenza sia impossibile.

AMBIENTAZIONE Le case diventano dei palchi nudi, dei punti di partenza quotidiani sopra i quali si costruisce una storia al di fuori dello spazio e del tempo. La casa è il posto dove ci siamo trovati confinati negli ultimi mesi, ai nostri occhi è diventata neutra, naturale: una scena vuota. Al suo interno subentrano i corpi, che ridanno vita alle stanze, riempiendole con il movimento.

COSTUMI All’interno di un ambiente naturalistico, riempito con dei corpi extra-ordinari, i costumi vanno a confermare l’universalità della storia e del dolore umano che le dà vita: sono minimali, essenziali e lontani dal quotidiano.