I Crediti
testo | Przemysław Pilarski
traduzione | Francesco Annicchiarico
con | Marta Pizzigallo, Vincenzo Zampa
in video e in voice over | Marco Maccieri, Giuseppe Scoditti
regia | Giulia Sangiorgio
tutor | Claudio Autelli
canzoni originali | Eliana Rotella
light design | Daniela Bestetti
sound design | Hubert Westkemper
luci | Paolo Latini, Simona Ornaghi, Marco Monaco
scene | Alice Capoani e Mattia Franco
consulenza costumi | Nunzia Lazzaro
Un ringraziamento speciale a Fabrizio Lombardo, Marco Maccieri, Dario Menichino, Isabella Moretti, Antonio Amadeus Pinnetti, Eliana Rotella, Giuseppe Scoditti
Per il pubblico interno
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria
per prenotare scrivere una mail a r.paparella@fondazionemilano.eu
indicando titolo, giorno ed orario della prenotazione richiesta
Nota di regia - Giulia Sangiorgio
Uno spazio chiuso, delimitato. Una gabbia più mentale che fisica, la sola luce possibile quella gelata di uno schermo, schermo che si moltiplica e cattura gli occhi del protagonista, unica porta su un mondo esterno che è ormai per lui solo virtuale. La virtualità diviene reale: i due attori si parlano davvero nel presente, nell'ora, ma non nel qui. Tra di loro, come fra Hero e la Webcam Girl, il qui è intervallato dal medium virtuale, la
camera in presa diretta. Se lo schermo diviene il solo accesso alla tana blindata in cui il nostro eroe si è rinchiuso, esso resta tuttavia una porta virtuale dalle manifestazioni mutevoli, soggetta al volere di Hero e alla sua immaginazione. La Webcam Girl è una ragazza reale che Hero ricopre di fantasia virtuale: è una fata laddove lui vorrebbe essere cavaliere addormentato, è Harley Quinn quando lui si trucca la faccia da
Joker, è la bambina della casa accanto dell'infanzia e una cyber Cassandra che gli impedisce di raccontarsela. La relazione di Hero con il mondo dello schermo e le figure che vi appaiono è il filo conduttore che attraversa tutte le situazioni, i mondi paralleli, gli stati di sonno, i ricordi e le fantasmagorie con cui Hero si racconta, agli altri e a se stesso. Egli è un narratore, mitomane o meno che sia. E nel raccontare cerca, con tragicomica autocommiserazione, una verità. Ciò che rimanda sempre è la risposta che riguarda il suo futuro: che ne sarà di me? Hero è la metafora di una generazione senza eredità, non attrezzata per incamminarsi verso un avvenire che l'attende ormai da troppo. Hero è la procrastinazione del presente, l'angoscia del passato, la rinuncia del futuro.
Lo spettacolo vuole giocare con la natura frammentaria di questo testo onirico e allucinato mescolando passato e presente, realtà e immaginazione. I frammenti più musicali diventano canzoni rap, scritte da Eliana Rotella a partire dalle suggestioni del testo di Pilarski.
Vincenzo Zampa, nel ruolo del protagonista, si muove in uno spazio delimitato da led, una tana-prigione.
Marta Pizzigallo, nel ruolo della Webcam Girl, viene proiettata in video nello spazio scenico in presa diretta.
Il Testo
Uno spazio chiuso, forse una stanza, ma da una stanza uscire è così facile. Forse il nostro eroe, perché c'è un eroe, non vuole uscire. Oppure vuole uscire, uscire è proprio ciò che desidera. Dev'esserci allora un impedimento, un ostacolo enorme, qualcosa che gli impedisce di fare una cosa semplice come uscire dalla sua stanza. Forse qualcosa nella sua testa. Qualcosa che gli impedisce di uscire dalla sua testa come di uscire dalla sua stanza. Sarà forse colpa di suo padre?
Pensieri come questi affollano la mente del nostro giovane protagonista, il quale, più che cercare risposte, sembra alimentare domande. Per domandare fino in fondo rimanda le risposte e frattanto rimanda la vita. Si può forse comprenderlo. Scrive sui post-it le cose da fare e poi non le fa, imposta sul telefono frasi motivazionali come sveglie, segna sul calendario con delle crocette rosse i giorni inutili, in cui ha solo perso tempo su internet, oscilla tra deliri di onnipotenza e autocommiserazione ma non riesce a cambiare, o forse non ne ha voglia. Resta immobile nella sua stanza mentre il mondo esterno corre all'impazzata, produce, avanza, performa, continuamente irrompe tra pillole di mindfulness, lezioni di yoga, banner pubblicitari e tv spazzatura. Forse questa vita ferma e autoindotta è davvero necessaria per disseppellire una verità nascosta, magari nel suo passato, nel bosco di cui vagheggia, nella storia di suo padre? O il vero trauma di questo giovane fatiscente consiste proprio nel non averne uno, costretto dunque a simularlo, anzitutto a se stesso? Occorre forse un aiutante magico, come nelle fiabe? L'unico altro disponibile è la webcam girl di una videochat erotica. Ma il nostro eroe, lo dice lui stesso, ha molta immaginazione.
L'autore : Przemysław Pilarski
Przemysław Pilarski, polacco, classe 1979. Prima che drammaturgo è stato giornalista, montatore, critico letterario e stand-up performer. Dopo una laurea in filologia polacca presso l'Università Jagellonica di Cracovia, studia sceneggiatura alla Warsaw Film School e frequenta il Laboratorium Nowych Praktyk Teatralnych (laboratorio delle nuove pratiche teatrali) di Varsavia. Papà si è impiccato nel bosco
(titolo originale Tata wiesza się w lesie) è il suo primo testo, vincitore del primo premio nel Concorso nazionale di drammaturgia contemporanea Słowo / Aktor / Spotkanie. Le sue opere sono state rappresentate in numerosi teatri, tra cui Teatr Studio di Varsavia, Strefa Wolnosłowa / Teatr Powszechny di Varsavia, Teatr Słowackiego di Cracovia, Divadlo na pude di Praha, Akademie der Kunste di Berlino, ma mai in Italia. Membro della Polish Filmmakers Association, è anche autore di sceneggiature per la televisione e cortometraggi.