PIEDI DI PACE E SCARPE DI GUERRA - di Marinella Guatterini
Strepitoso successo al Festival d'Été di Parigi per GIVE PEACE A CHANCE - NOW - lo spettacolo di danza realizzato dalla Compagnia Xe diretta da e Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi in collaborazione con Istituto Italiano di Cultura di Parigi.
Lo spettacolo, nato in Paolo Grassi nel 2023 – da molti anni Julie Ann Anzilotti è docente di composizione coreografica sempre affiancata, nelle sue creazioni, da Paola Bedoni - si sviluppa come una ricerca sui temi contrapposti della pace e della guerra ed ha visto in scena uno strepitoso 3° anno Danza Contemporanea.
Grazie Julie Ann Anzilotti, Antonio Calbi, Paola Bedoni ,Davide Montagna, ma grazie soprattutto ai performer
Giorgia Atti, Elia Bucchieri, Priscilla Cornacchia, Arianna Delle Gemme, Alvise Gioli, Darina Golombiievska, Irene Lombardi, Marcello Malchiodi, Lorenzo Marchionni, Rossana Martire, Michela Marzucco, Miriam Maso, Giovanna Seccia, Margherita Silingardi
"Quanto sono belli sui monti i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace. . .”
Naum 1,15.
E subito potremmo replicare: quanto è bella questa frase che s’illumina davanti ai nostri occhi come fosse un quadro. È tratta dal Libro del profeta Naum contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana, scritto in ebraico e redatto tra il 663 e 612 a C.
Guarda caso dirotta la nostra attenzione sui piedi del messaggero, proprio perché quelli dei quattordici danzatori tambureggiano spesso sul palcoscenico ma anche con le mani sulle cosce, come fossero trasfigurati gitani per un flamenco che non c’è. Assente dall’intensa coreografia anche ogni didascalico riferimento ai patimenti di guerre odierne sparse nel mondo, vicine a noi e di crescente, inarrestabile ferocia. Sappiamo bene come la guerra sia una catastrofe morale e umana, non giustificabile da alcuna necessità storica (Lev Tolstoj), ma non è compito della danza e dell’arte in generale replicare a ciò che già malauguratamente sappiamo. La sua missione è nascondere più che svelare; offrire al pubblico un orizzonte immaginario sul quale riflettere; è depistare e volar via da ogni significato afferrabile. Qui non si donano caramelle! Cosa esprimono quei sette duetti silenziosi in entrata che poi lasciano lo spazio a uno strisciare a terra e a una danza d’insieme con braccia alzate e ritorte? Pare che ognuno abbia scelto dei movimenti inerenti alle parti del corpo meno amate e, infatti, un sonoro bruitistico, fatto di rumori anche graffianti, sostituisce il ticchettio precedente e l’antecedente silenzio. A piedi nudi i quattordici interpreti restituiscono il rumore felpato della Pace improvvisando sulle sensazioni lasciate in loro dall’osservazione di quattro quadri di Henri Matisse - Conversazione (1914), Notre Dame (1909), quest’ultima un intreccio di linee che si incontrano e Finestra (1905), che già avanza un incontro tra spazio interno ed esterno, tra umanità e natura. Un gran salto e un pestare con i piedi sempre scalzi nel mezzo di un cerchio formato da stoffe arrotolate, possono alludere, al pari di un inaspettato urlo belluino, all’esistenza di stati emotivi non idillici anche nei momenti di Pace. E’ logico pensare che per quanto la vita scorra in armonia e tranquillità, sia spesso venata di periodi meno rosei, di incombenze pesanti. Allora sì, sono quasi spirituali i canti intonati dopo brevi asserzioni su pulcini gialli e brutti e su cibi desiderati e non -, ma poi si passa ai ritmi di Guerra e tutto cambia in scarpe e scarponcini. Il ritmo che batte è presente anche nel variegato paesaggio sonoro, i piedi picchiano il terreno e le cosce con respiri altisonanti, urla e grotteschi versi di animali. Non che questi stridenti buffi di fauna facciano paura, anzi paiono persino ironici ma è cambiato il clima. Più teso, più “cattivo”; si formano terzetti peraltro molto originali, e qualche finto maldestro capitombola a terra. Tra dondolii, sibili e posizioni da combattente fiero, entrano donne coperte da veli colorati. Colpo di scena: quelle danzatrici, di nuovo a piedi scalzi, sono puri tocchi di colore o evocano altro? Domande, s’è detto, non risposte. Certo il tocco di colore rosso, bianco, verde/grigio, è soprattutto pittorico. Sostenuto da una meravigliosa fanfara (John Adams) scompare così com’è arrivato: anticipa silenzio e abbracci prima di un finale libero di saltare e gioioso che riaggancia il titolo (con piccola variante) di John Lennon Give Peace a Chance, Now e con questo virtuale lasciapassare sottobraccio, un unico danzatore leggero come il messaggero del Naum, s’invola nello spazio.