Contro il progresso

Contro il progresso - 7 pièce di teatro burlesque

testo di Esteve Soler - regia di Emanuele Giorgetti - tutor di regia Claudio Autelli

9 e 11 maggio 2019 | ore 19.00
10 maggio 2019 | ore 20.30
Aula 9 | Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
Via Salasco, 4 | Milano

Esercitazione di regia teatrale di Emanuele Giorgetti

Contro il progresso - 7 pièce di teatro burlesque

testo di Esteve Soler
regia di Emanuele Giorgetti

con Letizia Bravi, Marco Cacciola, Riccardo Vicardi

tutor di regia Claudio Autelli

scene Pio Manzotti, Mattia Franco, Alice Capoani
sound design Hubert Westkemper
light design Daniela Bestetti con Paolo Latini e Simona Ornaghi
costumi Enza Bianchini e Michela Tarallo con Nunzia Lazzaro
video Fabio Brusadin, Emanuele Giorgetti
grafica Sara Frigerio

Contro Il Progresso Locandina Deff1

Civica Teatro Rgb
Civica Teatro Rgb
Eu Flag Left Text Right Piccolo
Eu Flag Left Text Right Piccolo
Fabulamundi Cc Def 2017
Fabulamundi Cc Def 2017

Note di regia

Contro il Progresso, testo di Esteve Soler costituito da 7 frammenti - è uno specchio che deforma la realtà, che la esagera e la ridicolizza, per sussurrarci che in fin dei conti siamo tutti schiavi delle promesse del progresso.
«Il progresso, un tempo la manifestazione più estrema dell'ottimismo radicale e promessa di felicità universalmente condivisa e duratura, si è spostato all'altra estremità dell'asse delle aspettative, connotata da distopia e fatalismo: adesso progresso sta ad indicare la minaccia di un cambiamento inesorabile e ineludibile che invece di promettere pace e sollievo non preannuncia altro che crisi e affanni continui, senza un attimo di tregua.» Zygmunt Bauman

Contro il Progresso è uno studio volto a mettere in luce gli aspetti negativi del progresso, quali l’assuefazione delle masse, l’azzeramento del pensiero individuale e l’incremento di paure collettive. Tutto ruota attorno alla spersonalizzazione dell’uomo contemporaneo e alla sua sempre crescente mancanza di empatia autentica.

Ulteriore focus del lavoro è sottolineare gli aspetti distopici e inquietanti delle situazioni messe in scena. Ciò che potrebbe essere apparentemente comico, viene indagato più a fondo e restituito alla sua dimensione grottesca e spaventosa.

Attraverso l’utilizzo di azioni metaforiche spesso portate all’estremo, viene messa in discussione l’abitudine a rinchiudersi nella propria comfort zone e divenirne schiavi, precludendosi così la possibilità di aspirare a qualcosa di superiore, la possibilità di impegnarsi in un progetto, di porsi domande per le quali cercare risposte.

Se nella società del progresso - nella quale tutto è pura forma priva di contenuto - l’uomo è svuotato dall’empatia, cosa gli rimane dell’essere davvero umano?
Emanuele Giorgetti