Crediti
AMEN
di Massimo Recalcati
regia Claudio Autelli
progetto in collaborazione con Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
con attrici ed attori del III anno del corso di Recitazione
in o.a.
Tommaso Allione, Ludovica Angelini, Andrea David, Francesco Della Volpe, Caterina Erba, Roberta Gallo, Camilla Lacaud, Gabriele Martini, Pietro Moser, Carlotta Pistillo, Yulia Redila, Daniele Santoro, Filippo Siano, Giorgia Zatti
scene e costumi Gregorio Zurla
luci Omar Scala
musiche originali e suono Gianluca Agostini
cura del movimento Davide Montagna
dramaturg e assistente alla regia Elena Patacchini
produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
Nota di regia
“Siamo soli. Non ci sono più padri. Solo figli. Non ci sono più nemmeno le madri.”
“Resta solo da dire «Sì!» Un altro «Sì!» Ancora una volta. Resta solo di alzarsi.”
Massimo Recalcati, Amen
L’unicità del pensiero dell’autore si scompone nella moltitudine dei corpi e delle voci che diventano gli elementi per interrogare le immagini, i temi, i ricordi dell’autore come una vitale e variopinta cassa di risonanza. Il coro diventa così un’estensione della mente dell’autore. Giovani ventenni di oggi si interrogano sulla loro posizione di figli del mondo di oggi. Si confrontano con i loro stessi dubbi, le riflessioni e le paure sul proprio futuro.
In un limbo che assomiglia a una lunga notte, la figura del Figlio riattraversa la leggenda della propria nascita prematura, tra la vita e la morte. Un altro limbo. Il figlio si interroga e si confronta con la figura di un Soldato. Un personaggio allegorico che racconta il sentimento di resistenza alle avversità della vita. Un giovane di un'altra epoca, un’epoca di guerre, che ha attraversato una landa desolata di neve per tornare a casa. Che resiste affidandosi al passo. Al ritmo ipnotico del proprio passo sulla neve. Il passo come il battito di un cuore che resiste. In questa lunga notte che assume il significato di uno stato d’animo inquieto e perso in se stesso, appare anche la figura della giovane Madre, la madre che resiste, che cura, che aspetta accanto al figlio, gli parla come già fece alla sua nascita quando con il potere e la tenacia della sua presenza lo salvò.
Si attua così un indagine che permette ai giovani attori di indagare la posizione tripartita: del figlio, del soldato/padre, e della madre. Un’indagine da diverse angolazioni che tocca la biografia dell’autore per allargarsi all’universale tensione di conoscenza per la vita e per la morte. Due facce della stessa medaglia, evocate dalla stessa potente parola “Amen” .
Lo spazio che accoglie questo viaggio dentro la notte del pensiero prende le fattezze di un archivio. Un luogo metafisico e concreto al tempo stesso, che contiene i reperti di istanti di una vita intera. Oggetti, suoni e immagini che cristallizzano quegli istanti componendo una sorta di «cabinet of curiosities»: una stanza di oggetti unici.
Un limbo che contiene tutta la vita del protagonista: i suoi ricordi, le sue paure, i suoi incubi, le sue passioni, le sue letture, le persone e i maestri che ha incontrato.
Durante questa lunga notte viene visitato dai suoi tormenti mentre fuori infuria un’eterna tempesta. Come nel centro di un ciclone l’apparente calma permette la visitazione di guide come il soldato e la madre che aiuteranno il protagonista ad attraversare il viaggio che lo attende.
Nel cuore del testo emerge una riflessione profonda sul senso della vita e della morte, che si trasforma in un inno alla vita stessa. Un viaggio intenso che unisce la fragilità del vivere alla forza del rinascere.