In questi giorni difficili e caotici, mi auguro che qualcuno abbia anche il tempo o l'inclinazione di leggere (escludiamo probabilmente i genitori in telelavoro, alla cui schiera mi unisco!); potrebbe quindi essere l'occasione per scoprire o riscoprire le opere di Toni Morrison, la grande scrittrice afroamericana che ci ha lasciati l'estate scorsa.
Io ho avuto il privilegio di tradurre, per Frassinelli, tre suoi romanzi e due raccolte di saggi, che consiglio senza riserve per i mondi che aprono, l'umanità che li percorre e la grande qualità della scrittura. Sono molto diversi tra loro: Il dono ambientato alla fine del Seicento, è un romanzo storico che ritrae la società americana alla ricerca delle radici del razzismo e della schiavitù, e insieme una potente storia d'amore e di crescita personale; A casa racconta di un reduce dalla guerra di Corea che tenta di salvare la sorella dalla crudeltà di un medico tanto perbene; Prima i bambini, ambientato in epoca moderna, parte invece dal bruciante rifiuto che una madre afroamericana prova nei confronti della figlia dalla pelle scurissima.
Le due raccolte di saggi sono altrettanto differenti tra loro: L'origine degli altri, introdotto in Italia da una prefazione di Roberto Saviano, allarga lo sguardo dalla società americana al mondo intero, rivelando il meccanismo che spinge le società a individuare un "altro" da isolare e considerare nemico, e mostra tutta la pericolosità e la disumanità di questo processo; L'importanza di ogni parola, invece, riunisce numerosi saggi scritti da Toni Morrison negli ultimi 40 anni (è un volume corposo, di cui ho diviso la traduzione con Maria Luisa Cantarelli), e permette quindi di cogliere il pensiero dell'autrice in tutta la sua portata. Contiene riflessioni sulla scrittura, l'arte, la letteratura, i musei e il valore della cultura; sulla libertà di stampa, su razzismo e fascismo, schiavitù e globalizzazione. Ma Toni Morrison ci conduce anche a esplorare l'architettura dei suoi romanzi, ce ne rivela strategie, aspirazioni e lacune; e soprattutto, secondo me, ci trasmette la sua fiducia nell'umanità e nel potere salvifico della scrittura - che in questo particolare momento può esserci di grande consolazione.
Come scrive: "Moriamo. Forse è questo il significato della vita. Ma produciamo il linguaggio. E forse è questa la misura delle nostre vite".
Buona lettura!
Silvia Fornasiero
(docente alla Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli, traduttrice editoriale, sottotitolatrice e adattatrice dialoghista)
Toni Morrison (1931-2019), premio Pulitzer nel 1988 e premio Nobel per la letteratura nel 1993, è nata a Lorain, Ohio. È stata docente di Letteratura inglese e Scrittura creativa presso diverse università e per molti anni editor della casa editrice Random House di New York. Autrice di romanzi che sono ormai pietre miliari della letteratura americana, nel 2012 ha ricevuto dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama la Presidential Medal of Freedom.
Toni Morrison ha contribuito a riscrivere e a diffondere la storia della sua comunità, la perdita d’identità dei neri, analizzata nei momenti della storia americana in cui il loro patrimonio culturale è stato più minacciato. Ha dato voce in particolare alle donne, protagoniste silenziose di secoli di oppressione.
Il dono
Toni Morrison
A cura di Franca Cavagnoli
Tradotto da Silvia Fornasiero - Frassinelli 2009
"Non avere paura. Il mio racconto non può farti del male malgrado quello che ho fatto e ti prometto di rimanere sdraiata buona buona al buio – magari a piangere o a vedere ancora il sangue ogni tanto – ma non distenderò più braccia e gambe per alzarmi scoprendo i denti."
"Quando l’uomo alto ha finito di pranzare e ha accompagnato il Senhor alle baracche, io cantavo alla pompa. Una canzone sulla femmina di uccello verde che combatte e poi muore quando la scimmia le ruba le uova. Ho sentito le loro voci e ho chiamato te e tuo fratello per mettervi davanti ai loro occhi.
Una possibilità, ho pensato. Non c’è protezione ma c’è una differenza. Tu stavi lì con quelle scarpe e l’uomo alto ha riso e ha detto che prendeva me per saldare il debito. Sapevo che il Senhor non lo permetteva. Ho detto te. Di prendere te, mia figlia. Perché ho visto che l’uomo alto vedeva in te una bambina umana, non dei pezzi da otto. Mi sono inginocchiata davanti a lui. Sperando in un miracolo.
Ha detto sì."
La recensione
A casa
Toni Morrison
A cura di Franca Cavagnoli
Tradotto da Silvia Fornasiero - Frassinelli 2012
"Di chi è questa casa?
Di chi la notte che scaccia la luce da qui?
Dimmi, a chi appartiene questa casa?
Non è la mia.
Ne ho sognata un'altra, più affettuosa, radiosa con vista su laghi solcati da barche dipinte; su campi grandi come braccia aperte per me.
Questa casa è strana. Le sue ombre mentono.
Dimmi, racconta, la toppa accoglie la mia chiave – perché?" (Epigrafe)
"Si drizzavano come uomini. Li abbiamo visti. Come uomini, stavano in piedi.
Non ci saremmo dovuti nemmeno avvicinare a quel posto. Come quasi tutti i terreni agricoli attorno a Lotus, in Georgia, anche questo aveva tanti cartelli minacciosi. Gli avvertimenti erano appesi alla recinzione di rete metallica sostenuta da pali di legno ogni quindici metri circa. Ma quando abbiamo visto il cunicolo scavato da qualche animale – un coyote, forse, o un cane per la caccia ai procioni – non siamo riusciti a resistere. Eravamo solo bambini. L'erba arrivava alle spalle a lei e alla vita a me, così, stando attenti ai serpenti, abbiamo strisciato sulla pancia. Ci bruciavano gli occhi per colpa della linfa dell'erba e delle nuvole di moscerini ma ne è valsa la pena, perché lì davanti a noi, a meno di cinquanta metri, loro stavano in piedi come uomini. Gli zoccoli sollevati picchiavano e colpivano, le criniere ondeggiavano su occhi bianchi e spiritati. Si mordevano a vicenda come cani ma quando si alzavano sulle zampe dietro, buttando quelle davanti attorno al collo dell'altro, noi trattenevamo il fiato dalla meraviglia."
La recensione
Prima i bambini
Toni Morrison
A cura di Franca Cavagnoli
Tradotto da Silvia Fornasiero - Frassinelli 2015
"Non è colpa mia. Quindi non potete prendervela con me. Io non c'entro e non ho idea di come sia successo. Non c'è voluta più di un'ora dopo che me l'hanno tirata fuori da in mezzo alle gambe per capire che qualcosa non andava. Non andava proprio. Era così nera da farmi paura. Nero mezzanotte, nero sudanese. Io ho la pelle giallognola e bei capelli, sono un tipo chiaro come diciamo noi, e così è il padre di Lula Ann. Nella mia famiglia non c'è mai stato nessuno con la pelle neanche lontanamente di quel colore.
Il catrame è la cosa più vicina che mi viene in mente, però i suoi capelli non vanno d'accordo con la pelle. Sono diversi: lisci ma ondulati, come in quelle tribù di gente tutta nuda in Australia. Magari penserete che abbia preso da qualche antenato, ma da chi? Dovevate vedere mia nonna; si faceva passare per bianca e non ha mai rivolto una parola a nessuno dei suoi figli. Le lettere che riceveva da mia madre e dalle mie zie le rimandava indietro senza aprirle. Alla fine loro hanno afferrato il messaggio che non voleva messaggi e l'hanno lasciata in pace. A quei tempi lo facevano quasi tutti i mulatti e i neri per un quarto – se avevano i capelli giusti, però. Riuscite a immaginare quanti bianchi hanno del sangue nero che corre e si nasconde nelle loro vene? Provateci. Il venti percento, ho sentito dire. Anche mia madre, Lula Mae, volendo poteva passare facilmente per bianca, ma ha scelto di no. Mi ha detto quanto le è costata quella decisione. Quando lei e mio padre sono andati al palazzo della contea per sposarsi, c'erano due Bibbie e loro hanno dovuto appoggiare la mano su quella riservata ai negri. L'altra era per le mani dei bianchi. La Bibbia! Da non credere. Mia madre faceva la domestica per una coppia di ricchi bianchi. Quei due mangiavano ogni pasto che cucinava e si facevano lavare la schiena mentre stavano nella vasca da bagno e Dio sa quali altre cose intime le chiedevano, ma guai a toccare la stessa Bibbia."